curato dal nostro studente Lorenzo Carrea
La natura dell’Eros nel Simposio di Platone
Il Simposio è un celebre dialogo di Platone. L’opera è ambientata nell’Atene del V sec.a.C. e riproduce una discussione avvenuta a casa del poeta Agatone, durante il convito che seguì alla sua vittoria nelle Lenee del 416. Il simposio era nella Grecia antica un importante momento di aggregazione proprio del ceto aristocratico, in cui spesso si svolgevano argomenti di carattere filosofico. Nel dialogo gli invitati discutono di Eros, ne compiono un elogio e tentano di descriverne la natura.
Fedro, amante della retorica, narra un mito secondo cui Eros è in grado di ispirare eroismo in chi ama; riporta dunque l’esempio di Alcesti, che accettò di morire per il marito Admeto.
Per Pausania, amante di Agatone, ci sono due tipi di Eros: uno segue l’Afrodite “celeste” ed è rivolto ai sentimenti e all’anima, l’altro segue l’Afrodite “umana” e desidera i piaceri carnali.
Il medico Erissimaco afferma che Eros è presente in tutti gli esseri viventi e che, come tutti gli altri elementi naturali, deve essere equilibrato, affinché non causi effetti negativi.
Il celebre poeta comico Aristofane racconta di come un tempo gli esseri umani fossero ermafroditi. Tuttavia Zeus, per punirli della loro tracotanza, li divise a metà. Da allora ciascuno ricerca la sua parte mancante per ricostruire la felice unità originaria.
In seguito Agatone descrive la bellezza, la felicità e la delicatezza di Eros.
Arriva dunque il turno di Socrate, che racconta ciò che a tal riguardo gli disse un tempo Diotima, sacerdotessa di Mantinea: per Diotima Eros è un demone. I suoi genitori sono Poros (Espediente) e Penia (Povertà), che lo concepirono ai natali di Afrodite, ed è per questa ragione che Eros segue sempre la dea. Egli è povero e disordinato come la madre, ma ama la ricchezza, non è bello ma ricerca la bellezza; è però anche, secondo la natura del padre, un buon cacciatore, curioso e audace. Si trova inoltre fra sapienza e ignoranza: ha cioè il desiderio di apprendere tutto ciò che ignora. Il filosofo è come Eros: non è sapiente, ma proprio perciò ricerca la sapienza che non ha.
Il dialogo si conclude con l’arrivo di Alcibiade, che ubriaco tesse l’elogio di Socrate e lo identifica con Eros, poiché ispira a chi sta con lui il desiderio di conoscenza.
Dall’opera si evince dunque soprattutto l’idea che Eros sia in primo luogo un sentimento di mancanza e che il filosofo, irrequieto come tutti gli innamorati, trasmetta questa sensazione agli altri e tenti di colmare il vuoto dell’ignoranza attraverso la ricerca filosofica, la più nobile fra le bellezze a cui Eros stesso anela.
ΒΙΒLIOGRAFIA
Edizione principale: Plato, Symposium, in: Platonis opera, recognovit brevique adnotatione critica instruxit Ioannes Burnet, tomus II tetralogias III–IV continens, Oxford 19102
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